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Fiat: a rischio l'ultima tranche di aiuti a Chrysler

dal corrispondente Mario Platero

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15 Febbraio 2009
Il Presidente della Camera Usa, Nancy Pelosi

NEW YORK - Il Presidente della Camera Usa, Nancy Pelosi ha dichiarato in un'intervista con alcuni giornalisti italiani di avere un «atteggiamento aperto» sulla proposta Fiat di entrare nella proprietà di Chrysler, ma ha espresso forti obiezioni sulla richiesta di ulteriori aiuti da parte della casa automobilistica americana che resta «molto controversa» visto che l'azienda fa capo «a una società finanziaria privata che oggi chiede di essere salvata dopo aver fatto l'investimento sbagliato».

La Pelosi, in visita in Italia per colloqui con il Presidente del Consiglio Berlusconi, con le sue controparti istituzionali e per un incontro con i militari americani alla base di Aviano è uno dei personaggi chiave per la decisione finale sul piano di salvataggio del settore automobilistico americano. Prima di partire, venerdì, ha inviato una dura lettera firmata anche dal presidente della commissione Finanza Barney Frank ai due amministratori delegati di General Motors e Chrysler, chiarendo che per martedì prossimo, al momento delle audizioni decisive in Congresso, ci si aspetta un piano di ristrutturazione chiaro e definitivo. E ha sottolineato che la concessione di nuovi aiuti non sarà automatica. Per Chrysler in particolare. La General Motors ha già ricevuto aiuti dal governo americano per oltre 13 miliardi di dollari, se non riceverà presto, entro il 31 di marzo, altri 9 miliardi di dollari, rischierà di fallire. Lo stesso vale per Chrysler, l'azienda ha avuto un anticipo di 4 miliardi di dollari su un pacchetto di 7 miliardi e per poter sopravvivere ha bisogno degli altri tre miliardi di dollari.

Sia Chrysler che Gm stanno finalizzando dei piani che mostrano i progressi compiuti in termini di riduzione dei costi, di razionalizzazione della produzione e di impostazione di un rilancio con nuovo modelli a basso consumo. Il salvataggio del settore auto è uno dei tre pilastri, insieme al salvataggio del sistema bancario e al pacchetto di stimoli su cui poggia il pacchetto anticrisi di Barack Obama.
Nel corso dell'intervista tuttavia, la Pelosi ha espresso, per la prima volta in modo così chiaro, serie preoccupazioni per il fatto che, al di là dell'ingresso potenziale di uno straniero nella proprietà, il controllo dell'azienda autombolistica sia già in mano a un fondo hedge, Cerberus, che finirebbe per beneficiare direttamente degli aiuti del contribuente americano. Se non vi saranno adeguate garanzie, dicono fonti vicine al Congresso, si potrebbe decidere di non erogare la seconda tranche di tre miliardi di dollari alla Chrysler, condizione necessaria per procedere con l'accordo Fiat. Le stesse indiscrezioni riferiscono che sta riemergendo anche l'ipotesi di una fusione fra Chrysler e General Motors, discussa qualche tempo fa e poi archiviata. L'accordo con la Fiat infatti, per ora non è «vincolante», le parti possono recedere in qualunque momento dal negoziato senza alcuna penalità.

«Non c'è dubbio – ha detto la Pelosi durante le conversazione con il Sole 24 Ore e con altri tre giornalisti italiani – c'è un grande dibattito in Congresso se concedere gli aiuti a Chrysler e la questione è molto controversa. Ma anche prima che la Fiat entrasse nell'equazione, c'era forte opposizione a finanziare ulteriormente Chrysler, che, come sa, ha una situazione diversa dalle altre aziende automobilistiche visto che la proprietà è di una società finanziaria, non di azionisti disseminati. Società finanziaria che ora vuole essere salvata dopo aver fatto un investimento sbagliato. Personalmente sono stata consigliata, da persone che considero molto competenti, di aspettare e vedere cosa succede, prima di dare un giudizio affrettato e dire subito no. Il fatto è che la Chrysler era sotto il controllo di un hedge fund prima dell'offerta Fiat, ma ho un atteggiamento aperto». È il «doppio ostacolo», quello della presenza di un fondo hedge e di un gruppo straniero interessato a una importante partecipazione ad avere alzato in questi giorni la posta per Chrysler. Fonti informate sottolineano tuttavia che il fondo Cerberus ha già perso quasi 9 miliardi di dollari del suo investimento in Chrysler e che se le cose andranno in porto azzererà di fatto la sua partecipazione. Davanti alla linea dura del Congresso tuttavia le stesse fonti rilevano che ci sarà un ruolo decisivo del Presidente Obama. Se Chrysler non riceverà i fondi fallirà e questo secondo Detroit si tradurrà, con l'indotto, nella perdita di un milione di posti di lavoro. Un costo di molto superiore, in termini di sussidi per la disoccupazione e assistenza sanitaria agli aiuti richiesti a Washington per sopravvivere. «Non credo che Obama - osserva la fonte - consentirà che questo accada».

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